Film: The Elephant Man

The Elephant Man è un film biografico del 1980, diretto da David Lynch, tratto dai libri

The Elephant Man è un film biografico del 1980, diretto da David Lynch, tratto dai libri The Elephant Man and Other Reminiscenes di sir Frederick Treves e The Elephant Man: A Study in Human Dignity di Ashley Montagu.

La Trama

Il film racconta la storia di John Merrick, un uomo affetto da una rarissima malattia congenita, la sindrome di Proteo, causa di gravi malformazioni e crescita incontrollata di diversi tessuti, ossa e pelle.

A causa di tale deformità, Merrick divenne un fenomeno da baraccone nei freak show londinesi.

In seguito ad un’infezione bronchiale, conobbe il dottor Frederick Treves, chirurgo inglese che si interessò al caso di John Merrick e gli trovò un letto al London Hospital.

L’amicizia nata con il dottor Treves consentì così a Merrick di vivere gli ultimi anni della propria vita in maniera serena.

John Merrick morì all’età di ventisette anni, nel sonno, a seguito di una dislocazione del collo dovuta alla pesantezza del cranio.

Il make up che vediamo in The Elephant Man, riproduce le caratteristiche della sindrome in maniera piuttosto accurata.

Grazie alle numerose ricerche basate sull’osservazione delle fotografie d’epoca e dello scheletro di Merrick; questo infatti tutt’oggi è custodito nello stesso ospedale che lo ospitò, il London Royal Hospital.

La complessa realizzazione del make up fu affidata a Christopher Tucker, make up artist per cinema e teatro, specializzato nella realizzazione di prostetici.

The Elephant Man: John Merrick

Il personaggio di John Merrick appartiene ormai nell’immaginario collettivo alla pellicola di Lynch.

La sua vita infatti ci viene raccontata quasi al pari di altri personaggi simbolo come ad esempio Dracula o la creatura di Frankenstein.

Tuttavia non bisogna dimenticare che, a differenza dei personaggi appena citati, John Merrick è un essere umano realmente esistito.

The Elephant Man di David Lynch

Quando Cornfeld si trovò fra le mani la sceneggiatura di The Elephant Man, scritta da Christopher De Vore ed Eric Bergren, pensò subito a Lynch, con cui propose a Mel Brooks di produrre il film.

Il surrealista Lynch affronta per la prima volta un lavoro su un soggetto non sviluppato totalmente da lui.

The Elephant Man è l’unico film del regista che segue una trama lineare, anche se non manca di immagini oniriche e di atmosfere inquietanti.

Il film dunque mostra l’orrore esterno tramite la deformità esteriore, che diventa protagonista della vicenda.

La scelta del bianco e nero è dovuta a molteplici ragioni: tra cui agevolare il sapiente lavoro del make up artist Cristopher Tucker.

Il film di Lynch  ebbe grande successo ed ottenne ben otto candidature agli Oscar, quattro ai Golden Globe, sette ai BAFTA; vincendo il premio per il milgior film, miglior attore protagonista e migliore scenografia e vinse come miglior film straniero al premio César.

Il Make-Up

La realizzazione del make up di Elephant Man è indubbiamente una delle più stupefacenti del cinema, anche perché si trattò di una vera e propria sperimentazione per il truccatore Christopher Tucker, che combinò i materiali in un modo per lui nuovo.

Il processo fu complesso e lungo nella sua realizzazione, poiché richiese l’applicazione di numerosi prostetici.

L’uso della pellicola a colori avrebbe implicato molte più accortezze, e quindi un prolungamento considerevole della realizzazione del make up, pertanto si optò per il bianco e nero

Le sedute di trucco richiedevano tra le sette e otto ore, in cui l’attore John Hurt si sottoponeva per ogni singolo giorno di riprese.

Inizialmente David Lynch, prima di rivolgersi a una mano esperta, tentò di progettare e realizzare il make up.

Lynch aveva anche previsto che John Hurt indossasse un costume che coprisse il suo corpo, ma la scelta si rivelò impraticabile a causa della pesantezza, che impediva il controllo dei movimenti.

Lo Studio della Malattia

Il make up di Tucker è una riproduzione piuttosto fedele delle caratteristiche fisiognomiche di Merrick.

Fu quindi indispensabile capire in che modo si estendessero le deformità sul viso e sul corpo.

Perciò Tucker studiò attentamente le fotografie dell’epoca e gli fu concesso di visionare lo scheletro di Merrick nel London Royal Hospital.

Il make up del viso, della testa e del corpo è visibile solo nel tredicesimo minuto della pellicola è in poche altre scene del film.

È probabile infatti che in uno unico giorno di riprese, si sia stato sfruttato un unico make up, visibile in diversi giorni storici del protagonista.

Il make up del viso e della testa è invece quello più visibile durante il film; questa è la parte anatomica più complessa e dettagliata da riprodurre: infatti il maggior numero di protesi, ben quindici, è stato utilizzato per il cranio.

I Materiali

Le protesi erano realizzate in schiuma di lattice e silicone.

La schiuma di lattice, a differenza del semplice lattice liquido, subisce un processo chimico di vulcanizzazione, fino a diventare una schiuma modellabile e flessibile.

Per la sua flessibilità riesce a seguire meglio i movimenti del viso, risultando più naturale e realistica.

Anche il silicone si presenta molto più flessibile del lattice liquido e ha il vantaggio di essere trasparente ed elastico.

Può essere pre-colorato in fase di lavorazione con dei coloranti specifici e grazie alla inalterabilità del materiale può talvolta essere riutilizzato.

I Dettagli

La protesi dei denti fu realizzata prevalentemente in silicone: la forma è pensata per far sì che l’attore non avesse difficoltà nell’emissione dei suoni.

La sezione della testa fu particolarmente difficoltosa a causa dell’applicazione dei capelli.

La soluzione di Tucker fu quella di inserire direttamente i capelli nella protesi, che venne resa riutilizzabile, come se fosse una parrucca.

La protesi centrale era quindi realizzata in silicone, mentre gli altri volumi circostanti erano realizzati in lattice.

Le protesi del corpo erano invece di minor numero, anche se di dimensioni considerevoli: furono realizzate le protesi del braccio destro, che veniva applicato come un enorme guanto, e del busto.

Venivano poi unite sfruttando le piaghe del cavo ascellare come punti di congiungimento tra una protesi e l’altra.

Il  Viso

Le sezioni del viso sono invece molto più numerose.

La più grande è quella che occupa lo spazio della fronte, a seguire, la seconda in estensione è la sezione della mandibola e del collo, che si congiunge con la sezione del corpo.

Formata da piccole protesi è invece la parte centrale del viso, che coinvolge naso, labbro superiore, labbro inferiore, guance e zigomi.

Per realizzare il volto e i vari punti di congiungimento, sono state anche sovrapposte protesi di materiale diverso, e ciò ha agevolato nella creazione dei volumi.

Fotografia e make up, sono gli elementi cardine del percorso trasversale e dinamico che, sin da giovane, ha segnato l’animo di Antonio Ciaramella. Se le sue origini partenopee gli hanno conferito l’arte del parlare romantico, la sua determinazione l’ha portato ad inseguire costantemente la bellezza.

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